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Come scegliere un obiettivo per una reflex

Da Redazione

Dicembre 18, 2019

Come scegliere un obiettivo per una reflex

Come scegliere un obiettivo per una reflex

Volete comperare una reflex e vi hanno proposto un kit con macchina e obiettivo, ma volete saperne di più, per fare una scelta informata. Anche solo per andare al di là delle indicazioni del negoziante, che ovviamente fa il suo interesse. Oppure avete letto il mio precedente articolo “Come scegliere la prima reflex” in cui parlo anche di obiettivi, e vorreste saperne di più. Se tutto ciò fa al caso vostro, ecco quello che dovreste sapere. Ecco come scegliere un’obiettivo per una reflex. Perché informarsi è sempre meglio: chi si informa ha un vantaggio in più, quando entra in un negozio.

Le caratteristiche di base di un obiettivo

Cosa sono i “mm”

I “mm” dopo il numero, per un obiettivo, è la lunghezza focale, ovviamente espressa in millimetri. Sarebbe un rapporto tra due misure interne dell’obiettivo, ma a voi questo non interessa. Si tratta di una misura che serve a far capire la tipologia di lente di cui si tratta. Per cui, più alto è il numero degli “mm” e più aumenta l’ingrandimento e si restringe l’angolo di visuale (il termine giusto sarebbe “angolo di campo”). Mentre se il numero è piccolo l’angolo di visuale si allarga e l’ingrandimento diminuisce.

Cos’è l’angolo di campo

Cos’è l’angolo di campo ? E’ l’ampiezza della visuale che avrete nelle fotografie, grazie ad un certo obiettivo. Cioè l’angolo della visuale dell’immagine, misurato dal margine sinistro a quello destro, per capirci.

Un’angolo di campo ampio

Ma passiamo a degli esempi, per capire meglio. Se ho un obiettivo 14mm, questo riuscirà a catturare una “scena” molto ampia, ma non servirà per ingrandire i dettagli lontani, non è questo il suo mestiere. Il 14mm è catalogato come grandangolo, e come dice il nome, il suo mestiere è di essere usato quando c’è necessità di includere nella foto tanti soggetti. Fate conto il pranzo dei parenti in estate, tutti allineati in due file (sì, ho molti zii e cugini), e tutti vogliono finire in quella foto. Forse che avete bisogno di fotografare un dettaglio piccolo e lontano, in quella situazione ? No, c’è bisogno di una grande ampiezza di visuale. Ed ecco quindi il grandangolo, il 14mm.

Un’ingrandimento ampio

Ora passiamo all’estremo opposto, seguitemi nel ragionamento. Passiamo ad un obiettivo che serve per ingrandire i dettagli lontani, ma è capace di ritrarre un’ampiezza di sguardo molto limitata. Avete presente un cannocchiale ? Stiamo parlando di un 600mm. Sì, è un cannone, anche come lunghezza fisica dell’obiettivo. Il 600mm serve se dovete fotografare un cervo a molti metri di distanza, in montagna. Ingrandisce molto.

Ovviamente ci sono obiettivi di tutte le lunghezze focali, sia in mezzo ai due che vi ho citato, e persino anche più larghi del 14mm o più lunghi del 600mm.

Esempi pratici

Ora che vi ho spiegato la teoria, passiamo alla pratica. Vi farò degli esempi. Se fate foto di paesaggio, il grandangolare è d’obbligo (a meno che non scattate i panorami a singoli pezzi, per poi riunirli insieme) perché avrete tutto il vostro bel paesaggio in una immagine sola. Quindi potrebbe andare bene una focale dal 14 al 24 mm, per esempio uno zoom 14-24mm, cioè un grandangolo. Più sotto spiego la differenza tra obiettivi fissi e zoom (vedere il capitolo “Mi scusi, lei zooma ?”).

Se invece volete fare caccia fotografica in montagna o nelle paludi, vi serve un teleobiettivo. Quindi a partire da 300mm in su. Poi ci sono le vie di mezzo, per esempio il 50mm, che nella sua versione F/1.4 (più sotto spiego cosa è la “F”) è una bellissima via di mezzo. Questo obiettivo ha un’ampiezza di visuale paragonabile a quella dell’occhio umano, e un fattore di ingrandimento irrilevante. Oppure, se vi piace fare i turisti nelle città d’arte, e volete fare qualche scatto ai dettagli dell’architettura, un 70-300mm può andare bene, magari stabilizzato.

Le categorie di obiettivi

Come potete vedere agevolmente nel diagramma qui sopra, ci sono quattro categorie di obiettivi: grandangolari da 8mm a 35mm, i normali che poi è un’obiettivo solo, cioè il 50mm, poi abbiamo i teleobiettivi da 80mm a 300mm e infine i super teleobiettivi da 400mm a 800mm. Queste informazioni vi servono solo per inquadrare i numeri in un piccolo schema mentale, cosicché quando sarete davanti al negoziante potrete capire di cosa sta parlando. Tranquilli, con il tempo imparerete questi dati facilmente a memoria.

Cosa significa la “F”

Cosa è il diaframma

Facciamo un passo indietro. Come forse saprete, quando scattate una fotografia con una reflex, prima durante e dopo lo scatto succedono diverse cose, e una di queste è il chiudersi delle lamelle di un diaframma dentro l’obiettivo. Uno dei modi a vostra disposizione per controllare la quantità di luce che passa attraverso l’obiettivo e infine colpisce il sensore, è controllare l’apertura del diaframma all’interno dell’obiettivo.

Come è fatto questo diaframma ? Si tratta di un gruppo di lamelle che creano un’apertura a sagoma circolare. Più l’apertura è grande, più luce passa. Meno è grande l’apertura, e meno luce passa.

Ma non è finita qui. Stringendo il diaframma, aumenta la profondità di campo, e se fate passare meno luce, dovrete alzare gli ISO del sensore, per ottenere una immagine correttamente esposta. Per questi due ultimi argomenti, vi mando ad un futuro articolo che li racconta più ampiamente, con più calma e con numerosi esempi.

Effetti pratici della “F”

Per ritornare a noi, parlando della nostra F, ormai avrete intuito che la F è la massima apertura che il diaframma può avere in un dato obiettivo. Quindi, a causa di quello che ho spiegato qui sopra, se un obiettivo ha un numero di F più piccolo, vuole dire che in quell’obiettivo entrerà più luce, rispetto ad un’altro obiettivo con il numero F più grande.

Per esempio, un obiettivo da kit con F pari a 4.5-5.6 farà entrare molta meno luce di un 50mm F/1.4, precisamente otto volte di meno. E non è poco, vi pare ? Ecco perché in questo articolo insistevo per farvi evitare gli obiettivi da kit, a favore di un 50mm F/1.4. Ora avete capito perché, dati alla mano. E ne sapete un pochino di più. E più ne sapete, più potete fare i vostri interessi, non quelli del negoziante. Poi ci sono altre implicazioni nell’uso del diaframma, di cui parlerò in un altro articolo, prossimamente.

Cosa sono le lenti a bassa dispersione

Cos’è la dispersione

Come sappiamo, la luce attraversa i nostri obiettivi per poi finire sul sensore, ma cosa succede esattamente in questa fase ? Quello che ci interessa sapere di questo processo, è che colori diversi attraversano in modo diverso le nostre lenti, cioè vengono deviati a seconda del colore. Quindi colori diversi vengono messi a fuoco a distanze diverse, perché il materiale delle lenti ha un’indice di rifrazione diverso, a seconda del colore che lo attraversa. Questo provoca i classici aloni di colore intorno ai contorni degli oggetti, specie quando il diaframma è molto aperto.

Lenti a bassa dispersione

Le lenti a bassa dispersione hanno la capacità di limitare molto il fenomeno di cui sopra, cioè mettono a fuoco i diversi colori nello stesso posto, limitando così l’aberrazione cromatica (gli aloni). Se volete una trattazione più approfondita e scientifica dell’argomento, leggete qui.

Come influisce il numero di lenti

Ora, è chiaro che la nostra amata luce, quando attraversa le lenti che compongono l’obiettivo, viene attenuata, questo è naturale. E quindi, benché esistano tipi di lenti che attenuano meno la luce (negli obiettivi più costosi), non esistono lenti che non attenuano per niente la luce. Di conseguenza, ad un maggior numero di lenti, all’interno di un obiettivo, corrisponde una minore luminosità. Per esempio, un Nikon 70-200mm f/2.8, ha al suo interno 22 lenti, mentre un Nikon 50mm F/1.4 ne ha solo 8, e capirete che è una bella differenza. Infatti il 50mm è molto più luminoso del 70-200. Poi entrano in gioco altri fattori, come la stabilizzazione, della quale parleremo nei prossimi paragrafi.

Cos’è la stabilizzazione

Come avrete facilmente notato, quando usate tempi di posa lunghi, è difficile riuscire a tenere la macchina fotografica completamente ferma. Quindi può succedere di scattare fotografie con del “mosso”. La stabilizzazione è stata creata per aiutare il fotografo in queste situazioni, a mantenere ferma l’inquadratura, anche a fronte di una mano non perfettamente ferma.

Come funziona la stabilizzazione.

Dunque, quando avete in mano un 70-200mm e lo puntate su un soggetto lontano, molto difficilmente riuscite a mantenere l’inquadratura perfettamente ferma, non è vero ? Ecco, la stabilizzazione compensa i vostri spostamenti, muovendo una lente all’interno dell’obiettivo. Questa lente si muove in senso opposto a come vi muovete voi, e quindi l’immagine risulta ferma immobile.

Il tutto è regolato da un circuito elettronico che capisce quando voi non siete immobili, e si regola di conseguenza. Molto comodo, non vi pare ? In genere, un obiettivo stabilizzato vi fa guadagnare circa quattro stop. Non poco, non vi sembra ? Se non sapete cosa sono gli stop, lo spiegherò in uno dei prossimi articoli.

Il mito dell’obiettivo per tutti gli usi

Molte volte mi è stata rivolta la domanda “Visto che sei un fotografo professionista, mi consigli un buon obiettivo che va bene per tutte le situazioni ?”. La risposta è che tale obiettivo non esiste! Con buona pace delle case costruttrici, che cercando di soddisfare i bisogni della clientela, a volte sfornano degli obbrobri di obiettivi con una escursione focale al limite della fisica e dell’ottica. Qual’è il problema di questi obiettivi ? Che sono dei compromessi, dei terribili compromessi, che sacrificano la qualità della foto per ottenere una escursione focale improbabile.

Ad esempio un 18-300mm, che ovviamente ha una F variabile da 3.5 a 6.3. Ora che sapete cose è la F, avrete capito che un’obiettivo del genere va bene in giornate di pieno sole o illuminazione equivalente, e comunque la qualità delle foto che fa, è correlata al suo costo. Anche il costo di un’obiettivo (nuovo) vi può dare delle indicazioni sul risultato che otterrete. Riguardo a questo, tenete a mente che nessuno vi regala niente, quindi se costa poco, vale poco.

Mi scusi, lei zooma ?

Affrontiamo qui il dilemma “Obiettivo zoom o a focale fissa ?”. Si possono fare tanti discorsi. Ad esempio che la tecnologia attuale permette di fabbricare obiettivi zoom che hanno una qualità costruttiva (e quindi di foto che sono in gradi di produrre) che non era pensabile venti o trenta anni fa. Ed è vero! Ma questo discorso vale per obiettivi professionali, invece vale meno per obiettivi fascia hobby. Cioè per la fascia non professionale, avere uno zoom, oggi, vuole dire scontarlo sulla qualità delle immagini che crea. Se invece avete un obiettivo sopra i 1.000-1.500 Euro, allora potete permettervi delle ottime immagini anche se è uno zoom.

Detto ciò, la teoria di base è che uno obiettivo a focale fissa impiega meno lenti, quindi ha più luce e più qualità dell’immagine. Quindi se dovete scegliere tra un fisso e uno zoom di fascia hobby, non esitate e comperate il fisso. Poi, non abbiate timore dei “fissi”. Al massimo farete dieci passi per avvicinarvi al vostro soggetto, a meno che non vogliate fare caccia fotografica, è ovvio.

Al di là delle considerazioni fotografiche, io sono sempre stato convinto che è meglio risparmiare per un anno e poi regalarsi una macchina o un obiettivo di fascia professionale, magari un usato garantito. Questo perché più avete attrezzatura che vi lascia liberi di fare quello che volete, e più vi divertirete, che è il vostro scopo, non è vero ? Se volevate sperimentare limitazioni, per quello c’è il vostro lavoro! Non certo un hobby.

Cercate un negozio nella vostra regione, che venda usato garantito, e parlatene con altri fotoamatori, per capire se è serio e affidabile. Questo ci porta al prossimo articolo: per sapere come acquistare un obiettivo reflex usato, potete leggere questo mio articolo.

Autore: Giovanni Casetti. Fotografo professionista, specializzato in foto naturalistiche astratte da appendere in casa (qui una galleria di opere), è andato spesso a braccetto con la scrittura. In un’altra vita è stato anche sistemista (cioè tecnico informatico), ma attualmente si ricorda solo le cose belle di quel periodo.

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