Come sfruttare i vantaggi dei buoni pasto? Una panoramica su questo strumento di welfare
Da Redazione
Novembre 14, 2023
I buoni pasto rappresentano un diffuso strumento di welfare aziendale, sempre più adottato da numerose imprese per offrire un beneficio ai propri dipendenti. Questi voucher alimentari costituiscono un modo efficace per migliorare la qualità della vita dei lavoratori, consentendo loro di usufruire di pasti soddisfacenti e bilanciati durante la giornata lavorativa.
Come nascono i buoni pasto?
Il concetto dei buoni pasto è nato nel 1954 nel Regno Unito come una soluzione pratica per le nuove aziende che sorgevano nel dopoguerra. Molti dei nuovi imprenditori, infatti, si trovavano di fronte a un’ardua sfida: come fornire pasti adeguati ai loro dipendenti, considerando che spesso mancavano spazi per una mensa aziendale. Questo ha portato all’ideazione del primo ticket alimentare, che consentiva ai lavoratori di ricevere un voucher da utilizzare presso ristoranti o negozi di alimentari locali. Solo alcuni anni dopo, precisamente nel 1957, i buoni pasto hanno assunto una forma più strutturata ed organizzata, trasformandosi in un vero e proprio business. Col passare del tempo, l’idea ha guadagnato popolarità e si è estesa oltre i confini britannici e ben presto questi titoli sono stati introdotti in diverse nazioni, inclusa l’Italia. Anche se sono nati in formato cartaceo, ad oggi sono disponibili anche dematerializzati, cioè caricati direttamente sul conto virtuale del beneficiario. Per saperne di più, è bene cercare un approfondimento sull’utilizzo dei buoni pasto elettronici che possa fornire tutti i dettagli necessari a comprenderne appieno le potenzialità.
Cosa sono i buoni pasto?
Prima di analizzare quali sono i benefici che derivano dall’emissione dei buoni pasto, occorre capire cosa sono. In estrema sintesi, si tratta di ticket di pagamento che permettono ai dipendenti e ai collaboratori di un’azienda di poter pagare i propri pasti, in assenza della mensa aziendale. Non c’è, ad oggi, una normativa specifica che li disciplini, tuttavia, ci sono alcune leggi e regolamenti che permettono di avere una panoramica precisa su questo strumento di welfare. Nello specifico, il Decreto Ministeriale N° 122 del 7 giugno 2017, indica alcune delle caratteristiche di questi ticket.
In primo luogo, definisce che sono strumenti non convertibili in denaro, e che quindi non danno diritto a resto. Inoltre, non sono commercializzabili, né cedibili a terzi, ed è possibile utilizzarne fino a un massimo di 8 per ciascuna transazione.
L’articolo 144 del Decreto Legislativo n°50 del 2016, invece, fornisce indicazioni sull’utilizzo dei titoli. Stabilisce che questi possono essere spesi negli esercizi pubblici che somministrano bevande e alimenti (come ristoranti, bar, rosticcerie, ecc.) e negozi che effettuano la vendita al dettaglio dei prodotti alimentari, quindi mercati e supermercati.
Come funziona la tassazione?
Per quanto concerne la tassazione dei buoni pasto, data la loro natura non retributiva ma assistenziale, non concorrono in nessun modo a formare il reddito del lavoratore, sicché non influiscono sull’imponibile, con tutte le conseguenze fiscali che ne derivano. Con riferimento ai vantaggi per le imprese che li emettono, invece, occorre considerare che l’IVA è agevolata e viene calcolata al 4%. Si tratta indubbiamente di un primo e importante risparmio che va ad influire su quanto questi titoli costano all’azienda erogatrice. Nel caso di quelli più moderni (ovvero quelli in formato elettronico) l’Iva è detraibile al 100% alla fine dell’anno.
Per quanto riguarda i liberi professionisti e le ditte individuali, invece, è possibile approfittare della detraibilità in vario modo. Per costoro, infatti, l’IVA risulta essere al 10% ed è detraibile solo fino al limite massimo del 2% del fatturato complessivo annuo. Ancora, i liberi professionisti possono scaricare il 75% delle spese concernenti l’acquisto dei buoni spesa erogati. Viceversa, coloro che invece risultano essere persone giuridiche IRES, possono dedurre questi titoli al 100%, sia nel caso in cui li emettano nella forma tradizionale, ovvero cartacea, sia nel caso in cui siano in formato elettronico, in quanto servizio sostitutivo della mensa.
Perché conviene emettere buoni pasto?
Prima di rispondere al quesito, è necessario sottolineare che, ad oggi, nessuna norma di legge presente nel nostro ordinamento giuridico obbliga i datori di lavoro a emettere buoni. Ciò significa, dunque, che i ticket non sono mai obbligatori per legge.
Per comprendere se un datore abbia o meno l’obbligo di fornire i buoni pasto è necessario prendere in considerazione il Contratto collettivo nazionale di riferimento, oppure, il singolo contratto di lavoro stipulato tra il datore di lavoro e il lavoratore. Nel caso in cui nemmeno questi dovessero prevederli, il datore è completamente libero di erogarli oppure no.
Ma allora se il datore non è tenuto per legge a emetterli perché dovrebbe farlo? La risposta è semplice, perché l’azienda può risparmiare. Infatti, grazie all’emissione di buoni pasto, l’azienda ha la possibilità di dedurre il costo al 100% e recuperare tutta l’IVA (agevolata al 4% tra l’altro). Inoltre, il valore di questi titoli è esente da INPS e da IRPEF fino a 4 o 8 euro ed è completamente esente dal calcolo del trattamento di fine rapporto (TFR).
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